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dc.rights.licenseCC-BY-NC-ND
dc.contributor.advisorGiordano, G. C.
dc.contributor.authorArentsen, J.
dc.date.accessioned2020-09-02T18:00:27Z
dc.date.available2020-09-02T18:00:27Z
dc.date.issued2020
dc.identifier.urihttps://studenttheses.uu.nl/handle/20.500.12932/37272
dc.description.abstractQuesta ricerca si basa sulla tesi di van Otterloo (1986) in cui si dice che le abitudini alimentari sono le più durevoli durante il processo di migrazione e integrazione in un’altra cultura. La ricerca parte dal presupposto, emerso dalla ricerca precedente dell’autrice (Arentsen, 2019), che ci sia una differenza nell’importanza del cibo per le culture. La tesi di van Otterloo (1986) suggerisce invece che non ci sia nessuna differenza tra culture nel mantenimento delle abitudini alimentari. Sulla base di ciò la seguente domanda di ricerca si forma: “Il ruolo del cibo nella costruzione dell’identità nazionale in un contesto di migrazione è un fenomeno universale o un fenomeno cultural specific?”. In base alla ricerca precedente della sottoscritta e alla lettura della tradizione di studi sul tema, si ipotizza che il ruolo del cibo differisca da cultura a cultura. Pe rispondere a questa domanda e confermare l’ipotesi proposta è stato preparato un questionario online con una parte quantitativa (domande a scelte multipla) e una parte qualitativa (domande aperte). Il questionario prende in considerazione diverse variabili come la durata del soggiorno all’estero, il contatto con il paese di origine e le abitudini alimentari. Sono stati intervistati migranti olandesi in Italia e migranti italiani in Olanda. Successivamente i dati raccolti sono stati analizzati statisticamente tramite l’uso di SPSS. Dai risultati è emerso che si esiste una differenza sostanziale tra i migranti olandesi e italiani. Se guardiamo alle risposte sulle domande aperte, si pare che i migranti italiani vedano il cibo come parte della loro identità, dove gli olandesi ogni tanto si mancano prodotti olandesi ma non vedono il cibo come parte della loro identità. Se guardiamo al tempo di soggiorno, vediamo una differenza leggera in tre fasi. Però, questa differenza non è affidabile a causa della sproporzionalità dei gruppi di tempo di soggiorno. C’è visibile anche una correlazione piccola tra il contatto con il paese d’origine e il consumo dei piatti olandesi con i migranti olandesi. I risultati significherebbero che il fenomeno descritto da van Otterloo (1986) non è universale ma cultural specific.
dc.description.sponsorshipUtrecht University
dc.format.extent1862929
dc.format.mimetypeapplication/pdf
dc.language.isoit
dc.titleGli italiani come i ‘mangiatori di patate’ o ‘mangiatori di spaghetti’?
dc.type.contentMaster Thesis
dc.rights.accessrightsOpen Access
dc.subject.keywordscucina, cultura del cibo, migrazione, identità, migranti, identità nazionale, cibo
dc.subject.courseuuInterculturele communicatie


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